Tra le patologie trattate anche lo scompenso cardiaco. Il primario Cioffi: “Ora anche un ambulatorio per garantire continuità assistenziale”.

Oltre 450 pazienti all’anno, 38 posti di degenza, ora anche un servizio dedicato a visite e controlli clinici in regime ambulatoriale. È il reparto di Riabilitazione Cardiovascolare dell’Ospedale San Pancrazio KOS  di Arco (Trento), oggi punto di riferimento in Trentino per i pazienti che necessitano di un percorso riabilitativo specializzato.

“Dal 2021 abbiamo avviato una riorganizzazione del reparto per migliorare alcuni aspetti clinici, dalle dotazioni tecnologiche ai protocolli riabilitativi sempre più personalizzati, secondo i principi della riabilitazione cardiologica moderna”, spiega il dottor Giovanni Cioffi primario del reparto di Riabilitazione Cardiovascolare del San Pancrazio.

Ospedale San Pancrazio - Arco di Trento (TN) Ospedale San Pancrazio Arco di Trento (TN)

Chi sono i pazienti che vengono ricoverati al San Pancrazio?

“L’Ospedale San Pancrazio è convenzionato con l’Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari della provincia di Trento (APSS), lavoriamo principalmente in sinergia con la sanità pubblica. Ricoveriamo pazienti dimessi dagli ospedali provinciali, in particolare quelli provenienti dagli Ospedali civili di Trento e Rovereto, ma anche da strutture extra regione, da Lombardia, Veneto, Friuli.”

Da quali reparti provengono?

“I pazienti post chirurgici provengono dai reparti di cardiochirurgia e chirurgia vascolare, arrivano nei giorni immediatamente seguenti all’intervento in fase sub-acuta, appena le condizioni cliniche sono più stabili, solitamente in quarta/quinta giornata i pazienti cardio – operati, ottava/nona i pazienti della chirurgia vascolare. Il paziente “medico”, cioè con patologia non gestita con gesto chirurgico, proviene invece dai reparti di cardiologia, geriatria e medicina interna di tutta la provincia. Si tratta perlopiù di persone con recidive o riacutizzazioni di malattie cardio - vascolari croniche.”

Ha definito la riabilitazione cardiologica del San Pancrazio una riabilitazione moderna, cosa significa?

“La riabilitazione cardiologica moderna è una riabilitazione che deve essere molto preparata dal punto di vista clinico per affrontare la crescente complessità dei soggetti che oggi afferiscono nei nostri centri: soggetti di età media sempre più elevata con patologie associate alla cardiopatia sempre più frequenti (diabete, ipertensione, insufficienza renale, distiroidismo, broncopneumopatia cronica ecc….) sempre più esposti a problematiche critiche da trattare con urgenza. Deve essere pertanto gestita da team multidisciplinari e supportata da metodologie di trattamento al passo con le ultime novità dei percorsi terapeutici e della ricerca scientifica; da tecnologie avanzate; da programmi riabilitativi personalizzati.”

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Cosa si intende per soggetti complessi?

In linea generale, i pazienti che ricoveriamo sono soggetti fragili. A volte arrivano con infezioni in corso (sempre più spesso resistenti alle tradizionali terapie antibiotiche), ferite da curare/gestire, con aritmie cardiache post operatorie (es. fibrillazione atriale), o con comorbidità da trattare che condizionano sia l’evoluzione clinica sia il raggiungimento degli obiettivi riabilitativi. Rimane sempre aperta la comunicazione con gli ospedali di provenienza, lavoriamo con tutti loro in piena sinergia, ma al San Pancrazio siamo organizzati dal punto di vista clinico per gestire la maggior parte delle comuni complicanze post-operatorie. Ci siamo dotati di strumentazioni diagnostiche ed interventistiche quali:  l’emogasanalisi, per i prelievi di sangue arterioso e la valutazione dell’equilibrio acido-base; un defibrillatore per le cardioversioni elettriche in urgenza ed in elezione che possiamo fare in autonomia senza così far rientrare il paziente in ospedale (allo scopo utilizziamo il Midazolam, un farmaco sedativo della classe delle benzodiazepine che può essere somministrato dal cardiologo per via venosa, senza ricorrere all’anestesista). Interveniamo in autonomia sui versamenti liquidi pleurici attraverso procedure di drenaggio meccanico chiamete toracentesi evacuative. Siamo competenti nella gestione dei pazienti con scompenso cardiaco, non tutte le strutture di riabilitazione cardiologica sono in grado di trattarli; utilizziamo all’occorrenza farmaci normalmente disponibili nelle terapie intensive ospedaliere come il nitroprussiato di sodio, la dopamina, la furosemide ad alte dosi, l’amiodarone (tutti da somministrare per via endovenosa), sottoponiamo i pazienti a cicli di termocoperta con il vantaggio di ridurre più rapidamente la congestione utilizzando dosi di farmaci meno elevate”.

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Parliamo di innovazione, cosa offre il reparto?

“Il reparto ha 8 posti letto con telemonitoraggio continuo dell’ ECG ed un sistema di telemetria collegato a tutti gli ambienti riabilitativi, dalla palestra al parco dell’Ospedale. Sono soluzioni che ci consentono un controllo costante dell’attività cardiologica dei pazienti, sia durante le fasi di riposo che di attività. Siamo tra i pochissimi in Italia ad effettuare l’Ecostress, una metodica sofisticata che ci consente di aumentare sensibilmente l’accuratezza delle nostre diagnosi. Nel 25% dei nostri pazienti, grazie a questo sistema, siamo riusciti a rilevare una situazione emodinamica imperfetta oppure un’ischemia residua ma anche ipertensioni polmonari da sforzo fisico che un semplice test da sforzo non avrebbe evidenziato. Un risultato che fa la differenza nell’appropriatezza delle cure, perché questi pazienti vengono poi indirizzati ad un perfezionamento terapeutico prima di iniziare la riabilitazione classica. Abbiamo investito, inoltre, sulla tecnologia, con ecocardiografi avanzati per ottenere immagini precise e di qualità.”

Qual è l’identikit del paziente della riabilitazione cardiologica?

La casistica è eterogenea. Ma in questi anni, si è assistito al progressivo aumento dell’età media dei pazienti. Un fattore che incide sul programma riabilitativo, richiedendo un attento monitoraggio medico plurispecialistico. È cresciuta anche la percentuale di pazienti provenienti dalla Chirurgia Vascolare. Si tratta di persone con processi morbosi altamente invalidanti, che hanno una più ridotta prospettiva di recupero completo. Di fronte a pazienti sempre più anziani e più fragili, che sopravvivono agli eventi acuti e divengono malati cronici con problematiche anche extracardiache associate (pneumologiche e neuromotorie), è importante che il percorso riabilitativo sia individualizzato, aperto a trovare soluzioni alle complessità, ed efficace, attraverso la condivisione delle esperienze degli operatori in un contesto di alti livelli di professionalità, collaborazione, vocazione e passione.”

Come è composto il team?

“Il nostro gruppo di lavoro è composto da diverse figure professionali: cardiologi clinici; internisti; fisiatri; fisioterapisti; pneumologo; neurologo; psicologo. Il reparto è supportato da 19 infermieri, 10 operatori socio-sanitari (OSS), un tecnico di ecocardiografia. L’assistenza medica ed infermieristica è h24. ”

La patologia cardiovascolare ha un alto impatto psicologico, come rientra questo aspetto nel programma riabilitativo?

“I colloqui di supporto psicologico individuale, per il paziente e per la famiglia, rientrano nel percorso riabilitativo cardiologico. Il 40% dei soggetti che devono affrontare un problema cardiovascolare escono dalla fase acuta della malattia con una sindrome ansioso-depressiva reattiva. La malattia cardiovascolare, in modo particolare per un giovane adulto, in età lavorativa, è sicuramente un evento destabilizzante dal punto di vista psicologico. Aiutare i pazienti a prendere consapevolezza della malattia, renderli protagonisti del recupero e del cambiamento sono obiettivi rilevanti da raggiungere attraverso il percorso riabilitativo. È importante trasmettere ai nostri pazienti tutti gli aspetti positivi che le circostanze possono offrire, trasformando l’evento negativo in opportunità da cogliere. La riabilitazione cardiologica accompagna la persona verso il recupero di una vita di più alta qualità, rappresenta uno stimolo per conseguire un miglioramento dello stile di vita precedente, spesso viziato da cattive abitudini. Ciò avviene tramite un programma di educazione sanitaria alla prevenzione che passa attraverso colloqui individuali e di gruppo riguardanti una sana alimentazione, un approccio alla vita meno stressante, un’attività fisica regolare calibrata in base alle potenzialità individuali.”

Qual è l’obiettivo del programma riabilitativo?

L’intervento riabilitativo cardiologico ha un ruolo strategico nel trattamento integrato delle malattie cardiovascolari. Gli obiettivi riabilitativi sono personalizzati in base alle necessità del paziente, all’età, alla compromissione del quadro clinico. In linea generale, gli obiettivi a breve termine sono: perseguire la stabilità clinica; limitare l’impatto della malattia cardiovascolare sia a livello fisico sia a livello psicologico; migliorare la capacità funzionale, il grado di autonomia e la qualità della vita dei pazienti. Gli obiettivi a lungo termine sono: ridurre il rischio di successivi eventi cardiovascolari e ricoveri ospedalieri; ritardare la progressione del processo aterosclerotico, della cardiopatia sottostante ed il deterioramento clinico nella prospettiva di ridurre morbilità e mortalità.”

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Quanto dura un percorso riabilitativo cardiologico?

La riabilitazione perché sia efficace deve essere: precoce (deve trascorrere il minor tempo possibile dall’evento acuto) ed intensiva, per un periodo di almeno tre settimane.”

Quali sono le attività riabilitative cardiologiche?

Le attività riabilitative si svolgono in due fasi. La fase 1, riguarda i pazienti che provengono da strutture esterne dopo un evento acuto recente, per esempio un infarto, un intervento chirurgico, uno scompenso. I pazienti in questa fase hanno bisogno di una “riconciliazione farmacologica”, cioè una rivalutazione critica della terapia che si adatti alle condizioni post-evento, di un attento monitoraggio clinico, di assistenza per le ferite post chirurgiche. La riabilitazione in questa fase si rivolge ad una persona che versa in una condizione di grande fragilità. Le attività consistono in: ginnastica respiratoria, soprattutto per i pazienti cardio operati che devono recuperare la funzione respiratoria dopo il trauma toracico;  fisiokinesiterapia, che può essere fatta nel letto di degenza o in palestra. In questa fase, i pazienti cardiologici sono simili a quelli neuromotori, con problemi di sindrome di allettamento e di infezioni. Superato questo primo periodo, si mira alla conquista dell’autonomia nella deambulazione. Non tutti i pazienti sono autonomi in tempi brevi, vanno riportati al cammino tramite il supporto di girello, carrozzina, parallele. Questo periodo di recupero può necessitare anche di 15 giorni di degenza. Solitamente in terza settimana i pazienti accedono alla palestra cardiologica per effettuare sedute di cyclette ed al parco dove è possibile seguire un percorso vita guidato da cartelli con immagini di esercizi fisici semplici, a corpo libero, da effettuare in autonomia. Arriviamo così alla dimissione dalla fase 1, il paziente rsaggiunge i famigliari a domicilio con stringenti consigli riguardo l’attività fisica, la dieta e la terapia farmacologica da seguire a domicilio, così da prepararsi al ricovero della fase 2.”

In cosa consiste la fase 2?

“È la fase della riabilitazione classica, rivolta ai pazienti che sono in condizione di affrontarla perché stabilizzati dal punto di vista clinico e farmacologico. Dopo la verifica delle capacità funzionali tramite Ecostress, i pazienti iniziano l’attività in palestra. Un’altra particolarità che contraddistingue il San Pancrazio, sempre in coerenza con la riabilitazione moderna,  è aver recepito, tra i pochissimi in Italia, le recenti indicazioni suggerite dalle linee guida internazionali sul “Resistive Training”: abbiamo integrato la classica attività aerobica, fatta di esercizi, cyclette e tapis roulant, ad un’attività con pesi e attrezzi di cardiofitness attraverso i quali effettuare attività fisica anaerobica contro resistenza (pesi). Una combinazione di attività che non si limita a mantenere il tono muscolare, ma produce anche un sensibile aumento della massa muscolare.”

L’Ospedale San Pancrazio è anche un luogo del “cuore”, un bel posto per riabilitarsi. Un aspetto che conta nella riabilitazione cardiologica?

“Sì, la competenza in primis, ma la degenza per una malattia cardiovascolare ha bisogno anche di posti esteticamente rilevanti, aperti, luminosi, immersi in contesti che regalano relax. Siamo in una villa di fine 800, austroungarica, circondata da grandi spazi verdi per passeggiare che vengono peraltro utilizzati per le attività riabilitative, essendo sede naturale per compiere esercizi fisici e sedute di yoga. Il comfort è importante, abbiamo migliorato negli ultimi anni diversi servizi alberghieri, compresa la qualità della ristorazione.”

Quali novità o progetti per il futuro?

“Una novità è l’apertura dell’Ambulatorio di cardiologia, rivolto ai pazienti che hanno bisogno di un controllo clinico e diagnostico. È un servizio che ci consente di offrire le nostre competenze al territorio provinciale ed extra provinciale, al tempo stesso di garantire la continuità assistenziale per i pazienti che dimettiamo e che, orfani di riferimenti, trovano conforto nel rimanere in contatto con i nostri professionisti per successivi controlli ambulatoriali in regime di convenzione con il sistema sanitario nazionale. Un progetto imminente: da settembre 2023 saremo centro pilota KOS per sperimentare il servizio di telemedicina cardiologica.”

a cura della Redazione Santo Stefano News
2023-09-28