Sindrome di down e alimentazione

Nella popolazione pediatrica con Sindrome di Down è stata stimata una percentuale tra il 31 e l'80% per le difficoltà di alimentazione: mangiare, bere e deglutire (D.Faulks 2008). La particolarità delle strutture anatomiche, le alterazioni che si instaurano tra le stesse e l'ipotonia generalizzata caratteristiche di questa sindrome, influiscono sullo sviluppo globale delle abilità motorie orali e sensoriali e influenzano  il tono e la motricità della muscolatura facciale.
Molti bambini con sindrome di Down, inoltre, presentano un' ipersensibilità nei confronti del cibo.                                                        Le difficoltà motorie e sensoriali presenti fin dalla nascita ostacolano la scoperta dell'ambiente circostante che avviene in primo luogo attraverso la bocca; i piccoli, se non stimolati in modo adeguato, non sperimentano il processo di desensibillizazione orale graduale, avendo maggiori difficoltà a sviluppare le funzioni alimentari più evolute come la masticazione.

Ciò può comportare: tempi del pasto notevolmenti allungati; clima di tensione; selettività e rifiuto del cibo; scarsa entrata nutrizionale con debolezza e frustrazione; disturbi digestivi e problemi intestinali; maggiore difficoltà d'integrazione sociale(mense scolastiche, feste).

Il progetto del Centro ambulatoriale Santo Stefano Riabilitazione di San Benedetto del Tronto di stimolazione delle funzioni alimentari nei bambini con sindrome di down fascia 24-36 mesi, nasce dall'esigenza di prevenire queste difficoltà con un intervento riabilitativo precoce considerando che un regolare sviluppo delle abilità di alimentazione favorisce anche l'articolazione corretta del linguaggio.

Ciò in risposta alle richieste di aiuto da parte delle famiglie dei nostri utenti con sindrome di Down spesso spaventate di fronte alle difficoltà dello svezzamento. I partecipanti al progetto erano bambini di età compresa tra i 24 e i 36 mesi. Le sedute riabilitative si sono svolte in piccolo gruppo (2 elementi) con due sedute settimanali per un periodo di tre mesi.

Obiettivi perseguiti:

-diminuzione dell'iperriflessia e potenziamento della muscolatura bucco-facciale attraverso stimolazioni attive e passive orali e periorali;
-addestramento  dei familiari all'esecuzione quotidiana degli esercizi impostati e al riconoscimento di abitudini viziate;
-supervisione delle fasi dello svezzamento (cambio di consistenza degli alimenti,scelta degli ausili di alimentazione più adeguati).

Risultati ottenuti:

- permettere alle famiglie di vivere con serenità il momento del pasto, alla luce delle  informazioni e delle strategie acquisite sul corretto sviluppo delle funzioni alimentari e delle abilità motorie orali;
-monitorare l'impostazione di  una corretta alimentazione ai fini nutrizionali;
-stimolare l'acquisizione dei prerequisiti necessari allo sviluppo del linguaggio verbale.

Testo a cura di Rita Marconi, Fisiatra; Luisiana Partemi, Logopedista; De Razza Annalisa, Logopedista                         

 


2018-12-06