L'alcol raccontato dalle donne. L'esperienza dell'Ospedale San Pancrazio.

Si è conclusa la quattordicesima edizione di «Storie di donne», il concorso letterario  organizzato dall'assessorato alla Cultura del Comune e dalla Biblioteca civica «Bruno Emmert» di Arco d Trento in collaborazione con la funzione di Riabilitazione Alcologica dell'Ospedale San Pancrazio.  La partecipazione del San Pancrazio al concorso letterario “Storie di donne” è frutto della decennale esperienza e della professionalità della struttura nella riabilitazione alcologica. L’idea di collaborare nasce nel 2013 da un’attività terapeutica di scrittura avviata presso la struttura e rientra nel legame dell’Ospedale con il territorio per far conoscere l’attività del servizio e allo stesso tempo per allontanare i pregiudizi che spesso circondano i luoghi riabilitativi delle dipendenze. In particolare, l’obiettivo principale di questa edizione (e della prossima del 2020), è stato quello di creare un momento di discussione di tematiche “marginali” o molto personali o talvolta imbarazzanti che normalmente non vengono trattate liberamente dai soggetti stessi. Creare quindi un’occasione per portare alla luce delle tematiche che normalmente non sarebbero trattate in pubblico.

La premiazione ed i vincitori
Gli elaborati pervenuti, racconti brevi inediti in lingua italiana e autrici di tutte le nazionalità (ma scritti in lingua italiana), quest'anno sono stati 25 per la sezione speciale No alcol e Medicina di Genere.
Ad esaminarli una commissione giudicatrice composta da quattro membri di consolidata preparazione in àmbito letterario, giornalistico e medico per la sezione speciale "La dipendenza dall'alcol e la riabilitazione alcologica". La giuria era composta dalla Dott.ssa Arianna Miorelli  (Docente lettere ist. Alberghiero di Riva d. Garda), dalla Dr.ssa Laura Liberto e dal Dr. Stefano Parisi (Riabilitazione alcologica dell’Ospedale San Pancrazio).

Per la speciale sulla dipendenza dall'alcool primo classificato è «Chi?» di Rita Mazzon (Padova), secondo il racconto senza titolo di Emanuela Arrigoni (Somma Lombardo) e terzo «Non ti riconosco» di Laura Giuliani (Drena). Inoltre la giuria ha segnalato il racconto «Stufa del dolore» di Laura Marocchi (Riva del Garda). Il premio speciale per la medicina di genere a «Gioiosa follia» di Arianna Lattisi (Arco).

I primi 3 lassificati sezione Riabilitazione Alcologica le motivazioni

1° premio

Chi?
La storia è costruita a partire da un punto di vista inusuale, lascia il lettore in sospeso, nutrendo il desiderio di intervenire e offrire un qualche soccorso alla vittima. A parlare è un essere insidioso e perverso, che conduce la vittima in un diabolico passo a due verso l’oblio, capace di impossessarsi dell’anima e di manipolarne l’essenza. Al pari del peggior amante narcisista o psicopatico tesse trame e costruisce labirinti. Il rischio di perdersi per sempre è alto. La via d’uscita c’è, si trova aldilà di vergogna ed orgoglio e si realizza nel chiedere aiuto.

2° premio

Senza titolo

Storia senza titolo, mi permetto di assegnarne uno: “Anche oggi, guida lui” Scrittura coinvolgente e virtuosa, trama strategicamente tronca. Per questa mamma non sembra esserci scampo! Il richiamo delle sirene, efficace rappresentazione del bisogno di alcol nella persona dipendente dalla sostanza, la guida dal suo risveglio fino al ritorno a casa: l’alcol calpesta su tutto. Anche oggi la figlia sarà orfana di madre

3° premio

Non ti riconosco
La storia racconta un incontro, la persona riconosciuta e osservata risulta molto famigliare ma allo stesso tempo estranea. Evidentemente è intercorso un importante cambiamento, purtroppo in peggio. La curiosità e la sospensione sono ben calibrate in questa breve storia dalla quale si percepisce bene la vergogna, l’imbarazzo e il dolore nel rispecchiamento. Questa donna è obbligata ad entrare in contatto con ciò che le sta accadendo da tempo, primo passo per la guarigione dall’insidia dell’alcol?

Sessione medicina di genere

Gioiosa follia
Racconto leggero a tratti scanzonato di una donna che sembra aver scelto una vita più disinvolta e semplice: finalmente è libera da doveri ingombranti di una vita forse noiosa. Tentava di condurre una vita in scala di grigi ora si fa condurre in una colorata accoglienza. Il prezzo di tutto questo? La follia Surrealismo a parte, la storia costituisce un valido spunto per ragionare su equilibrio e follia al femminile e non solo.

Fuori concorso

Stufa del dolore
Diagnosi tardive, dolori eccessivi, il tempo della fertilità che solca l’esistenza di alcune donne e uomini, la storia inizia con il risveglio post anestesia. L’operazione è andata bene ma a nessuno viene voglia di festeggiare. L’endometriosi si è mangiata la possibilità di essere madre per questa donna. La risorsa salvifica è costituita dalla nonna, combattiva da sempre, sa suggerire la catarsi alla protagonista che coglie la possibilità di farsi forza per combattere e riprendersi la propria esistenza con dignità e coraggio.

 


2019-04-24