Didattica a distanza e disabilità, agevolare l'inclusione

Per la prima volta nella storia del nostro sistema scolastico ci si è ritrovati ad accelerare in tempi record la digitalizzazione delle lezioni che dalla modalità in presenza sono state rimodulate a distanza. La Dad che all’inizio dell’emergenza sanitaria è stata la soluzione necessaria per contenere la circolazione del virus, a lungo andare ha creato disagi relazionali e difficoltà di gestione dei programmi, soprattutto nel caso dei bambini con disabilità. “Anche se il nuovo Decreto consente ai bambini più fragili la didattica in presenza, sappiamo tutti che molti genitori non mandano i figli a scuola”, racconta la dottoressa Donatella Saviola, neurologa e responsabile del Day Hospital del Centro Cardinal Ferrari di Fontanellato (Parma), l’ospedale del Gruppo Santo Stefano KOS specializzato nella riabilitazione delle gravi disabilità, anche in età infantile.

Dottoressa Saviola, quali sono le principali difficoltà della Dad per i bambini con gravi disabilità?

“La tecnologia è sicuramente di grande aiuto in questo periodo, perché consente di proseguire un’attività scolastica senza interromperla. Il problema principale per i bambini più fragili, in particolare per i piccoli che seguiamo con capacità cognitive gravemente compromesse, è la difficoltà di mantenere la concentrazione davanti ad uno schermo, l’attenzione e la motivazione vengono penalizzate, con il rischio, assolutamente da evitare, che il piccolo cada in una condizione di frustrazione.”

Cosa è necessario fare per aiutare l’apprendimento anche a distanza?

“In questo periodo diventa ancora più importante mantenere il rapporto tra neuropsichiatri, genitori ed insegnanti. Mai come ora il percorso educativo deve essere personalizzato. È necessario per noi spiegare le condizioni motorie e cognitive del nostro paziente per contribuire così a sviluppare un piano individualizzato. Si tratta di trasmettere informazioni concrete che aiutino l’apprendimento del bambino e di fornire ai genitori strumenti per proseguire la metodica a domicilio. Basarsi sui supporti informatici non basta, servono regole di coinvolgimento per sfruttare le capacità residue del bambino. Mi riferisco alla comunicazione aumentativa, a supporti visivi che associano le immagini alle parole, alle tastiere adattate e a tutti gli ausili che possono rendere più fruibile la lezione virtuale.”

Come Centro date supporto ai bambini ricoverati aiutando i genitori e dialogando con gli insegnanti di sostegno, quali consigli fornite?

“Sì, abbiamo strutturato un servizio dedicato ai nostri piccoli ospiti. Il tema dell’inclusione scolastica è un argomento per noi di primaria importanza per il completamento del percorso riabilitativo dei pazienti. Abbiamo un team specializzato nella riabilitazione in età evolutiva, con figure che lavorano in modo multidisciplinare: neurologa; psicologa; psicomotricista; logopedista; fisioterapista; terapista occupazionale. Un lavoro di squadra che coinvolge in modo attivo i genitori, gli insegnanti di sostegno e gli educatori, con riunioni periodiche che vanno avanti anche ora via web. L’obiettivo resta quello di creare le condizioni per portare avanti progetti scolastici accessibili sulla base delle capacità del bambino. Lo strumento tecnologico va guidato e occorre facilitare alcune attività ludiche perché l’attenzione al computer possa essere sostenuta per arrivare all’obiettivo dell’apprendimento. Durante il primo lockdown di marzo 2020, abbiamo anche realizzato un video che racconta alcune attività svolte dal nostro team con i bambini ricoverati ed un tutorial su You Tube dedicato agli strumenti informatici ”.

Cosa significa oggi inclusione scolastica?

“Anche in tempi non di pandemia, l’inclusione scolastica è sempre stata una questione aperta per noi.Da anni lavoriamo per supportare progetti di inclusione sociale in collaborazione con una scuola primaria del territorio. Forniamo consulenza a 360 gradi, dalla gestione degli spazi agli ausili necessari. Come Centro, promuoviamo attività e progetti inclusivi che coinvolgono i compagni di classe dei nostri pazienti. Uno dei problemi da superare ancora oggi è la paura del diverso da noi. Poi, è fondamentale un altro aspetto, non scontato: creare continuità di strategia terapeutica, dagli ambienti protetti ospedalieri ai luoghi che accolgono il bambino all’esterno, quindi casa e scuola. L’inclusione scolastica non è un concetto riferito alle “mura”di un ambiente ma ad un sistema strutturato, condiviso e generalizzato che va oltre i confini di un luogo e punta al pieno inserimento sociale e famigliare del bambino”.

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Un team multidisciplinare per l’apprendimento, a supporto di genitori e bambini

Supportare il percorso scolastico di bambini con gravi disabilità, motorie e cognitive, richiede diverse competenze e specifiche professionalità. Il Centro Cardinal Ferrari ha creato un team dedicato al progetto di inclusione scolastica rivolto ai propri piccoli pazienti, ai genitori caregiver e agli insegnanti ai quali trasmettere consigli per agevolare gli apprendimenti.

Katia De Gaetano, Neuropsicologa: “Il ruolo del Neuropsicologo all’interno del progetto d’inclusione scolastica consiste nel valutare le funzioni cognitive e le abilità di studio e, alla luce dei risultati ottenuti, dare indicazione circa gli strumenti compensativi e/o misure dispensative necessari per il ragazzo/bambino. La DAD ha consentito un costante scambio e confronto con gli insegnanti attraverso le piattaforme ministeriali (ad es. Classroom). Ritengo sia necessario promuovere la partecipazione attiva del bambino e generalizzare anche nel contesto scolastico le strategie di compenso individuate e apprese nel contesto riabilitativo”

Paola Abbati, Psicomotricista: “Il corpo è il mezzo di comunicazione tra il Se e il mondo esterno. Ha un ruolo fondamentale perchè attraverso il movimento si favorisce lo sviluppo e la maturazione del bambino e poi dell'adulto. Durante il lockdown le esperienze ludiche e gli apprendimenti sono stati penalizzati. Noi abbiamo cercato di affiancare la DAD con giochi svolti con oggetti semplici con i quali il bambino apprende e i genitori finalizzano i propri principi educativi. Si sono proposte attività con cui i bambini potessero esprimere le proprie emozioni, la creatività potendo poi condividerle in diversi modi: scrivendole, rappresentandole con disegni, musiche, raccontandole. Il gioco in questo modo diventa condivisione dell'esperienza che da pratica si trasferisce in simbolica-astratta. Attraverso gli incontri con gli insegnanti abbiamo seguito il procedere degli apprendimenti dei bambini in trattamento. Con il team poi abbiamo realizzato un tutorial per i genitori dove abbiamo suggerito attività da svolgere a domicilio. Con Vivian Igharo, Educatrice, viene programmato il sostengo nell’esecuzione dei compiti, seguendo i tempi del bambino e stimolando l’apprendimento cognitivo sempre con modalità ludiche”.

Andrea Rattotti, Fisioterapista: “Come Fisioterapisti nel team abbiamo il ruolo di consigliare la corretta postura in base alle condizioni fisiche del bambino. Dal tavolo adattato all’altezza del banco, dove deve rivolgere lo sguardo se ha problemi di movimento, come utilizzare i tutori per la deambulazione. Ci confrontiamo con l’insegnante durante la lezione frontale. Il nostro supporto è un training che aiuta ad avere attenzioni verso le disabilità del bambino, questo anche per quanto riguarda le attività in palestra, il tipo di esercizi che quel bambino può fare in modo da essere incluso anche nell’attività motoria”.

Chiara Moschini, Logopedista: “Siamo sempre in contatto con le insegnanti per condividere modalità, strategie operative ed obiettivi scolastici, il linguaggio rappresenta ovviamente una parte molto importante per poter garantire gli scambi comunicativi e favorire la socializzazione ed è alla base degli apprendimenti. La Logopedista esegue in primis una serie di valutazioni per capire quali sono le competenze e le criticità, per poter pianificare quali obiettivi realistici possano essere perseguiti attraverso una serie di misure compensative e dispensative. Esistono modalità interattive per stimolare e facilitare l’apprendimento. In modo particolare, lavoriamo come Logopediste sul linguaggio, sulla letto-scrittura, sulle abilità logico-matematiche e in generale sul rinforzo della comprensione”.

a cura della Redazione Santo Stefano News
2021-07-30