Traumi cranici, la prevenzione inizia dalle scuole

Uno scenario che rende fondamentali le azioni di prevenzione, soprattutto rivolte ai giovani. 

«Il rischio elevato ci spinge a sensibilizzare soprattutto i ragazzi e gli adolescenti sui comportamenti corretti, in vista della guida dell’autovettura o di un ciclomotore, ma anche in generale nella consapevolezza dei rischi», spiega la neurologa Donatella Saviola, responsabile del Day Hospital del Centro Cardinal Ferrari, centro di riabilitazione dei traumi cranici, da anni impegnato in iniziative di prevenzione nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Per mantenere prontezza di riflessi alla guida è necessario soprattutto astenersi dall’assunzione di alcol o sostanze, perchè possono generare stato di confusione e ridotta capacità di fronteggiare l’imprevisto.


«Il nostro obiettivo principale è fare comprendere quali possono essere le situazioni a rischio di trauma cranico, in quanto spesso non si tratta di condizioni estreme ma quotidiane. Comportamenti idonei, ad esempio, per una corretta gestione del rischio dovrebbero essere mantenuti anche durante la pratica sportiva, con sistemi di protezione – spiega la neurologa Donatella Saviola –. Per questo stimoliamo sin dall’inizio un coinvolgimento attivo dei ragazzi, chiedendo loro di raccontarci se hanno avuto esperienze di amici che sono incorsi in un trauma cranico».
Durante gli incontri in particolare viene raccontata la verità sull’uscita dal coma, che il più delle volte non è quella trasmessa dai film, in cui il protagonista ritorna integro in poco tempo come se nulla fosse successo.
In realtà, la ripresa è caratterizzata dai numerosi deficit di ordine fisico, mentale e comportamentale, che conducono a riduzione dell’indipendenza, perdita di amici, isolamento, maggiori difficoltà a trovare lavoro e progressivo ritiro sociale.
«Durante le esperienze abbiamo raccontato ai ragazzi come si svolge il nostro lavoro quotidiano di riabilitatori, che ha lo scopo di facilitare il recupero di una persona con danno cerebrale, sostenendola nell’adattamento alla nuova condizione, per vivere in modo autonomo e produttivo, imparando a gestire le abilità residue. Insomma, un aiuto per raggiungere la miglior qualità di vita possibile», conclude la specialista.

Per far toccare con mano ai ragazzi quali sono gli esiti di tipo motorio del trauma cranico e come la persona può reagire, si sono rivelati utili: gli incontri che prevedono la partecipazione di un ex paziente in carrozzina, che risponde alle domande; le visite, per i ragazzi più grandi delle scuole superiori,  in reparto per conoscere i diversi gradi di disabilità; la sperimentazione di un giro in carrozzina in pista protetta, per i ragazzi delle medie. 


2016-12-19