Riabilitazione in acqua, quando è indicata?

 

Ridurre la spasticità, migliorare la coordinazione del ritmo respiratorio, agevolare il controllo motorio e la percezione del proprio corpo sfruttando la microgravità. Sono questi alcuni degli obiettivi della riabilitazione in acqua. Diversi i vantaggi, come spiega Antonio Bortone direttore dei Centri Ambulatoriali del Santo Stefano Riabilitazione «è una terapia indicata per aggredire il dolore purché siano note le cause, la diagnosi, e si conoscano gli obiettivi di modificazione funzionale raggiungibili, il programma terapeutico».

Ci sono controindicazioni, è indicata per tutti?

«Ogni paziente, bambino, adulto ed anziano trae giovamento dalla riabilitazione in acqua, purché non siano presenti controindicazioni specifiche a questo tipo di trattamento. Una corretta valutazione fisioterapica è in grado di determinare l’indicazione o l’esclusione al trattamento riabilitativo in acqua per le principali patologie: neurologiche, ortopediche, cardio-respiratorie, vascolari, reumatologiche, psicologiche ecc.».

Per fare fisioterapia in acqua serve una formazione specifica?

«La riabilitazione in acqua deve essere eseguita da professionisti specificamente preparati, la loro particolare formazione professionale consente di utilizzare l’acqua in modo terapeutico, sulla base di evidenze scientifiche nonché di operare mediante l’applicazione di opportuni protocolli riabilitativi. La formazione specifica si acquisisce attraverso corsi di formazione avanzata, post universitari, svolta da docenti qualificati in questo specifico settore riabilitativo».

La Riabilitazione in acqua in età evolutiva, quale differenze tra bambini e adulti? Come si svolge?

«Nella pratica riabilitativa, molti piccoli pazienti con disabilità vengono costantemente invitati dall’equipe clinica, a frequentare le piscine per usufruire degli effetti terapeutici offerti dall’esercizio svolto in acqua. La riabilitazione in acqua per i bambini con esiti di patologie neurologiche è una forma di terapia complementare che si affianca e si inserisce in un piano di trattamento più ampio. Trasferire “a secco” la maggior parte delle conquiste e modificazioni funzionali utili alla vita di relazione del bambino. L’esercizio terapeutico principale per i bambini è il gioco finalizzato, stimolando il piccolo a continui percorsi di adattamento funzionale e sviluppo cognitivo, con un approccio inevitabilmente globale. L’adulto invece, potrebbe giovarsi della terapia in acqua, anche solo per recuperare una “semplice” funzione articolare o distretto muscolare».

 Gli obiettivi della riabilitazione in acqua:

1) Sfruttare la riduzione della spasticità, conseguente alla diminuzione della forza di gravità per impedire l’instaurarsi di contratture e retrazioni, con conseguente riduzione del sintomo doloroso.
2) Migliorare la coordinazione del ritmo respiratorio attraverso esercizi di respirazione controllata e per il rinforzo dei muscoli diaframmatici ed intercostali.
3) Contrastare le alterazioni dello schema corporeo ed impedire la "neglect syndrome" con esercizi che favoriscano la integrazione o reintegrazione di parti del corpo sfruttando la microgravità e la migliore percezione corporea.
4) Contrastare l’eventuale componente centripeta (schema patologico) ed aumentare la funzionalità degli arti maggiormente compromessi con esercizi e con gli ausili galleggianti.
5) Migliorare la conoscenza del proprio corpo in uno spazio liquido (tridimensionalità) e ridurre lo stress terapeutico.
6) Sperimentare una verticalità non rischiosa, sociale, favorendo la conoscenza dello spazio davanti a sé, l’interazione con gli oggetti e con le persone.
7) Evocare componenti di controllo propriocettivo mediante esercizi che insegnino a variare i volumi polmonari, favorire il controllo e la presa di coscienza delle conseguenti reazioni sul galleggiamento.
8) "Abilitare" all’uso di certi movimenti e funzioni sfruttando sia la facilitazione della parziale assenza di gravità ai vari livelli dell’acqua sia il rallentamento dei movimenti.

 

 

 


2017-10-25