Dall'insonnia alle apnee notturne, consigli per un buon riposo

Si parla di disturbi del sonno quando si verificano alterazioni nel normale ciclo di sonno e veglia, problemi durante il sonno, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, quando non si riposa abbastanza rispetto all'esigenza dell'organismo, indipendentemente dalla condizione fisica e mentale di una persona, dall'assunzione di farmaci o altre sostanze.

In generale sono 89 le patologie legate al sonno: l’insonnia colpisce circa il 16% della popolazione mentre la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è presente in circa il 9% degli adulti. Altre patologie sono il bruxismo e la sindrome delle gambe senza riposo, causata da un’intensa irrequietezza motoria mentre si dorme. 

A fronte di questi numeri, la medicina del sonno è una specialità che prende sempre più piede, occupandosi della diagnosi e della terapia dei pazienti che presentano difficoltà ad iniziare il sonno, sonno notturno disturbato, eccessiva sonnolenza diurna o altri problemi correlati.

I disturbi del sonno si associano spesso ad altre malattie, ad esempio legate al sistema nervoso come  l’epilessia o la sclerosi multipla. I disturbi chiamati "primari" si distinguono in dissonnie e parasonnie. Le dissonnie sono anomalie della quantità/qualità e del ritmo del sonno. Le parasonnie sono anomalie del ciclo sonno-veglia e del sogno, caratterizzate da un'attivazione notturna del sistema nervoso autonomo e del sistema motorio, si manifestano con: terrore notturno, incubi, sonnambulismo, parlare nel sonno, sibili nella testa, enuresi notturna, bruxismo.

Sindrome delle Apnee Ostruttive

Secondo un’indagine dell’Osservatorio Internazionale della Salute (O.I.S.), quasi l’80% dei medici italiani ritiene di avere pazienti affetti da Sindrome delle Apnee Ostruttive (OSAS Obstructive Sleep Apnea Syndrome). L’OSAS è una condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree.  L’interruzione temporanea della respirazione causa una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue. Dal punto di vista clinico, è caratterizzata da sonnolenza diurna e/o alterazioni delle performance diurne e da russamento nel sonno. Esistono diversi "livelli" della patologia: apnea quando una persona smette di respirare per 10 secondi o più, ma per meno di 3 minuti; ipopnea si ha quando vi è una riduzione parziale del flusso respiratorio; RERA (Respiratory Effort Related Arousal) consiste invece una limitazione del flusso aereo con progressivo incremento dello sforzo respiratorio, seguito da un rapido sblocco e ricadute visibili a livello dell’elettroencefalogramma. Si ha la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno quando si verifica un numero di apnee o di eventi respiratori ostruttivi incompleti (ipopnee/RERA) uguale o superiori a 5 episodi per ora di sonno con evidenza di sforzo respiratorio durante l’ostruzione e presenza di altri sintomi come la sonnolenza diurna, oppure quando si verifica almeno un numero di eventi uguale o superiore a 15 con evidenza di sforzi respiratori. La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è molto più comune nelle persone in sovrappeso o obese, nelle persone con il collo taurino, in chi ha ostruzioni delle prime vie aeree (a livello del naso, della bocca o della gola), inoltre, si presenta più spesso più negli uomini che nelle donne, nelle donne è più frequente dopo la menopausa.

Diagnostica e riabilitazione pneumologica

In caso di apnee del sonno diventa molto importante l’attività di diagnosi e terapia per individuare, prima, e curare adeguatamente, poi, la presenza di questo genere di patologia fino a qualche tempo fa sottostimata ma molto presente nella società odierna e assolutamente da non sottovalutare.

Quello delle apnee nel sonno è uno dei problemi patologici legati ai polmoni. Tra gli strumenti diagnostici più efficaci, la spirometria, la broncoscopia e la polisonnografia. Quest’ultima consente una fotografia completa e dettagliata delle ore di sonno del paziente, andando a registrare il flusso delle vie aeree, l’ossigenazione sanguigna, i movimenti del torace e dell’addome, il russamento e la posizione corporea per avere uno studio cardiorespiratorio completo del soggetto e studiare bene come intervenire.

Sonno ed incidenti stradali

Se ci si mette alla guida dopo aver dormito meno di cinque ore si ha lo stesso rischio che da ubriachi. Lo afferma un rapporto della Foundation for Traffic Safety statunitense, secondo cui chi dorme cinque o sei ore ha una probabilità doppia rispetto a chi ne dorme sette o otto di fare un incidente nelle 24 ore successive.
Se si dorme sei ore, la probabilità di incidente è 1,3 volte più alta, se si dorme quattro ore è 4,3, mentre al di sotto di questa soglia il rischio di andare a sbattere è 11,5 volte più alto. In Italia nel 2015 su 174.000 incidenti stradali ben 12.180 sono stati quelli causati da autisti affetti da sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS), con circa 240 morti e 17.224 feriti accertati. Secondo l’ACI (Automobile Club Italia), l’eccessiva sonnolenza è associata approssimativamente (come causa diretta o concausa) ad un quinto degli incidenti stradali ed è una delle principali cause di incidenti mortali in autostrada. Quali consigli per evitare incidenti? I sintomi di un imminente colpo di sonno al volante sono: difficoltà a tenere gli occhi aperti, a seguire la corsia di marcia, a ricordare i chilometri percorsi, ma in metà dei casi ci si addormenta senza nessun segno premonitore. I consigli sono: viaggiare ad orari in cui normalmente si è svegli; fare una pausa ogni due ore; viaggiare in compagnia; guidare a turno; evitare cibi pesanti e farmaci che compromettono l’attenzione.

Il decalogo del sonno

Dieci consigli per migliorare la qualità del sonno:

  1. una postura correttamente sostenuta, bilanciata ed orizzontale serve per ottenere il giusto rilassamento ed un miglioramento della circolazione sanguigna;
  2. il materasso deve adattarsi perfettamente al corpo, occorre fare attenzione alla morbidezza del materasso che deve essere tale da permettere al corpo di trovare il rilassamento ideale, la rete deve avere la necessaria rigidità per dare il giusto sostegno al materasso, il guanciale accompagna il materasso nel sostegno delle vertebre cervicali;
  3. la stanza deve essere buia e silenziosa, con una temperatura tra 16 e 18 gradi, con un’umidità compresa tra il 50 e il 60%. La testata del letto va preferibilmente rivolta a nord, nord-est e non va appoggiata ad una parete esterna, perché potrebbe trasmettere freddo ed umidità. Il ricambio d’aria è importante, il locale va arieggiato almeno mattino e sera;
  4. l’ambiente notte deve essere rilassante, meglio evitare tinte troppo vivaci sulle pareti, meglio colori neutri e naturali o le tonalità del blu e del verde, che rilassano e conciliano il sonno;
  5. evitare campi magnetici, è sconsigliato tenere nella camera radio, cellulari, televisione, computer, scrivanie che ricordino attività diurne e lavorative, per evitare di stabilire legami tra attività non rilassanti e l’ambiente in cui si deve invece stabilire una condizione di relax per il sonno notturno;
  6. rispettare un orario regolare, coricandosi la sera e alzandosi al mattino in orari costanti e quanto più possibile in linea con il ritmo naturale.
  7. evitare pasti pesanti e abbondanti, bevande stimolanti a base di caffeina o alcolici;
  8. in caso di difficoltà ad addormentarsi può aiutare  un bagno caldo (magari a distanza di 1-2 ore) ed una tisana per dormire;
  9. due ore e mezza di attività fisica a settimana, da moderata a intensa a seconda dell'età, aiutano a dormire meglio e incrementano i livelli di attenzione durante il giorno. Evitare però il movimento fisico nelle ore prima di coricarsi, è invece consigliabile nel tardo pomeriggio;
  10. evitare, nelle ore prima di coricarsi, di impegnarsi in attività che risultano particolarmente coinvolgenti sul piano mentale o emotivo (studio; lavoro al computer; video-giochi, tablet…)  

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Cosa possiamo fare per te?

La competenza, la professionalità e l'esperienza dei team multidisciplinari che operano nelle strutture del Gruppo Santo Stefano permettono di trattare questo genere di patologia mediante diagnosi, terapia e percorsi terapeutici personalizzati.

 

 


2018-03-16