Cos'è la Family-centered functional therapy?

Il coinvolgimento del caregiver, la persona che principalmente si prende cura del proprio familiare disabile, è una variabile importantissima per ottenere il massimo risultato possibile in un trattamento riabilitativo. Questo vale ancora di più quando il paziente è un bambino, che con la sua fragilità mantiene stretti a sé i genitori.

<In questo caso la famiglia deve svolgere un ruolo attivo nel programma riabilitativo sin dall'inizio, quando si definiscono gli obiettivi della riabilitazione> spiega la psicologa Katia De Gaetano del Centro Cardinal Ferrari. I genitori infatti conoscono il proprio figlio come nessun altro e desiderano per lui il meglio. Ogni famiglia inoltre è unica: ha valori, priorità ed esigenze diverse, che devono essere conosciute dal team riabilitativo: il progetto terapeutico è infatti fortemente personalizzato e comprende attività significative per ogni piccolo paziente. 

Per aiutare nella comprensione, citiamo il caso recente di una bambina con una ridotta capacità di attenzione, soprattutto durante i pasti, che erano diventati occasione di disagio per i genitori. Ogni membro del team riabilitativo ha programmato la parte di sua competenza: ad esempio la logopedista ha introdotto alimenti liquidi di consistenza gelatinosa dal sapore gradevole e ha impostato la somministrazione con il cucchiaino, per introdurre piccole quantità; il terapista ha orientato il proprio intervento sull'acquisizione di un maggiore controllo del capo e del tronco; in generale tutti hanno collaborato per un maggiore coinvolgimento della famiglia nel progressivo inserimento sociale, attraverso uscite con gli operatori e con altre famiglie con bambini.

<Questo approccio globale alla terapia occupazionale pediatrica, definito “Family-centered functional therapy”, prende spunto dalle capacità del bambino e le orienta, considera i suoi “compiti” funzionali e ambientali, senza tralasciare le preferenze e gli obblighi suoi e della sua famiglia, di cui di devono rispettare anche i valori e le priorità> aggiunge De Gaetano.

Non dimentichiamo che lo sviluppo del bambino disabile avviene all’interno della famiglia (e in generale della comunità), che deve essere sostenuta dai professionisti, anche per ridurre lo stress percepito dal bambino. <Il nostro compito è quello di ascoltare e supportare la famiglia, informando, consigliando e incoraggiando scelte – spiega la psicoterapeuta – Fondamentale è credere ai genitori e dare loro fiducia, aiutandoli a identificare i bisogni di cura del figlio, i miglioramenti, ma anche le proprie forze e risorse”. Grande attenzione deve essere riservata a tutti i membri della famiglia, soprattutto i fratelli, che devono essere incoraggiati a partecipare, sempre con grande rispetto.

 


2017-11-16